mercoledì 14 luglio 2010

LA VIA PER IL BAIKAL

Quello che da noi si sa del lago Baikal, o almeno io sapevo del lago Baikal, ma solo perchè l' ho letto sulla guida e quà e là su internet è che è lungo circa 630 chilometri, si trova in Siberia, fa freddissimo tanto che d' inverno si ghiaccia al punto da attraversarlo con la macchina e che essendo profondissimo, milleeseicento metri contiene un terzo dell' acqua della terra..però è! ah, l'acqua è così pulita, che i russi se la bevono.. secondo me chi la beve è anche così matto da farci il bagno. Quello che non si sa del lago Baikal e dell' isola di Olkhon, dove sono stato io, è che per arrivarci dalla città più vicina Irkutsk ci si mettono 7 ore per fare 100 chilometri..con il taxi veloce. Con il pullman di linea, 9. Snervante. Tutto sta nel non pensare che tutto quel tempo rannicchiato in un pulmino sgangherato da undici persone serve a fare che ne so, Roma-Montalto? Via! arrivo tardi alla partenza del MARSHRUTKY perchè sono senza un rublo e devo cercare un bancomat che me ne da solo 4000, 100 euro. L' autista zoppo Ivan mi vede che arranco sotto lo zainone e agita il bastone per farsi vedere nella confusione della polverosa stazione degli autobus di Irkuts. Le prime tre ore, in ultima fila come a scuola con le due russe più brutte che ho visto fin' ora, sono ok e passano veloci a cercare di parlare russo io e italiano loro. Dopo la sosta all' autogrill..un casotto di legno nel niente che mi da pizza fritta ripiena di carne e cipolla, purè con polpetta sempre molto cipollosa accompagnato da ciai, perchè qua se non bevi il tè caldo è vietato digerire, e dopo aver visto il bagno turco, rigorosamentre esterno, più schifoso sporco ovunque fetido lercio e disgustosamente puzzolente che abbia mai visto tanto che le donne la fanno sul retro all' aperto, si riparte per l' allegra scampagnata in un paesaggio mozzafiato verdissimo e collinare in cui una strada a due corsie sale e scende e guizza veloce tra gli alberi. Le due russe autoctone di Irkutsk, quindi siberiane doc tanto simpatiche quanto brutte mi riempiono di domande, forse è la prima volta che vedono un italiano, ovviamente penso che sono lesbiche perchè co tutte le gnocche che ci sono in Russia, ma a ste due chi se le pja? oltretutto una ha dei bicipiti il doppio dei miei e vanno in vacanza tre giorni in tenda, romantiche sulla spiaggia. Le quattro ore successive: Off Road saltellante massimo massimo a trenta all'ora con la terra che satura l' aria nel pulmino. Chi tossisce chi respira coi fazzoletti e chi come l' autista evidentemente abituato si sfoga in rumorosi schiarimenti di gola che finiscono in sputazzi fuori dal finestrino. Gli alberi si perdono con il passare dei chilometri lasciando una giallastra steppa bruciata dal gelo che fa meno trenta gradi per sei mesi l'anno. Vacche magre e cavalli liberi cercano qualche filo verde e di tanto in tanto incrociamo una vecchia lada scassata o un simpaticissimo sidecar anni bo, sessanta o settanta pilotato da mezzi mongoli in ciabatte. Fichissimo. Banchina del porto: tre macchine, due pulmini compreso il nostro aspettano il ritorno della chiatta che ci porterà all' isola Olkhon, a un chilometro. Scendo e un vento gelido mi fa capire che o metto pile e north face, o la faccio in quel chilometro di traversata. Che spettacolo, non c'è niente di niente, tutto si perde a vista d' occhio e tra il blu di sotto e il blu di sopra c'è un' arida striscia giallo verde di collinette. Sono le sei di pomeriggio, ancora un' ora e Olga mi ospiterà nella sua dacia.

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