venerdì 30 luglio 2010

IMPRESSIONI MONGOLE

Sono passati ormai sette giorni.. non ricordo più quello che volevo
scrivere..vabè.
Devo dire che questo paese ha davvero un fascino particolare, ci
vivono tre milioni di persone di cui la metà nella capitale ULAN
BATAAR e l'altra metà sparsa quà e là in una superficie pari a due
Italie, una Germania e una Francia messe insieme. UB City, il nome
ufficiale che usa la gente qui, è forse la città più ex comunista
dell' Asia. Strade e facce degli uomini sembrano essere sempre coperte

da un velo di polvere che di continuo rimanda all' aridità della terra
di questo paese ogni anno sempre più risucchiato nel grande GOBI. E'
si, i cinesi in qualche modo se la devono prendere sta Mongolia e se
non ci sono riusciti nella storia perchè ricacciati dal mitico Jengis
Khan, ora ci sta pensando il deserto. UB city è un' ampia città
circondata da basse montagne, ripiena di squallidi palazzi fatiscenti

lebrosamente scrostati, grandi cortili comunisti con piccoli mongoli
che giocano nella sabbia, strade squassate e allagate al primo
acquazzone monsonico, lucidascarpe agli angoli della strada che danno
al tutto un' aria anni 20, cosparsa di ristoranti di tutte le etnie
asiatiche e di dubbia qualità igenica..il koreano è buono ma ti mette
il turbo.. UB city è anche traffico pazzo noncurante dei pedoni, puoi

aspettare anche un' ora sulle strisce ma le macchine non si fermano
mica, allora via, in mezzo alla strada tra i clacson a sperare che non
ti investano; gente vestita a cazzo di cane con gilè sgargianti sui
jeans i maschi e tacchissimi con i pedalini, le donne, spuntano dai
tombini per andare al piazzone centrale sotto il palazzo di vetro
fatto a vela e costruito ovviamente dai cinesi, succhiano ghiaccioli,
si fanno foto ricordo su squallide scenografie di plastica tipo banner
con su budda e chi va sui roller, chi in bici vestito da rapper, chi
vende girandole e chupa chups e chi sta in un angolo con gli
occhialetti da sole tondi a fare la jakuza locale.. Una città che
rincorre un modello di sviluppo proposto e finanziato dall' occidente
ma ovviamente con basi culturali e strutturali della più povera asia.
Oltrepassati i tre chilometri di centro triste, una moltitudine di
baracche riciclate riempie tutti i vicoli terrosi fino alla base delle
montagne, la sabbia nell' aria opacizza le sensazioni che si
accavallano nel vedere chioschi di cd e cassette intervallati a
venditori di pecore da macello, uomini che trascinano barili d' acqua
e land rover 4wd dai vetri scuri che planano sul mare di buche. Il
paesaggio cittadino più impressionante è dato dalle migliaia di GHER
ai margini della città. La GHER, o YURTA è la casa tradizionale dei
nomadi, cioè della metà della popolazione..è una tenda circolare di
sei metri di diametro per al massimo due di altezza, un capolavoro dei
tempi antichi che solo qui ancora esiste e resiste anche al lungo e
rigido inverno mongolo. Scheletro di legno, porticina colorata e un
foro centrale sul tetto da dove esce il tubo di scappamento della
stufa/cucina che va a cortecce e merda secca di cavallo, si scalda in

un attimo e cucina al vapore, il tutto è coperto da strati di feltro
legato da metri di trecce di crine di cavallo. Uno spazio comune di
ventotto metri quadri di salone cucina e camera a tre letti, bagno
rigorosamente esterno..la mitica fossa comune non manca mai e il
lavandino da caricare col mestolo dà acqua a coda di topo. Ho visto
tanto spirito familiare che neanche i meridionali sanno cos'è.. ah, l'
inverno, mi dicono, ci stanno anche le caprette più deboli..mah!

2 commenti:

  1. é una fabola questo blog..ma le fotografie mamma mia rossi .,senza parole.. l´ ultima foto jiji che carina ;p

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  2. perchè non scrivi più?
    Cicci Cicci (alias zio max)

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